Il Convivio di Occhio Blu – Scenari Possibili di Una Società del Futuro: Albania, Quale Transizione? – 10 novembre 2015
Martedì 10 Novembre 2015, presso UNIMED a Roma si è svolto il convegno sul tema Scenari Possibili di Una Società del Futuro: Albania, Quale Transizione?
Ha aperto i lavori il Presidente di Occhio Blu Anna Cenerini Bova, ambasciatore Mario Bova, che ha sottolineato che l’incrociarsi della transizione albanese con il turbinio di eventi nel resto del mondo e con istanze globali quali quelle espresse da papa Francesco nell’enciclica “Laudato si’” suscita domande sul futuro dell’Albania e sulla sua attesa integrazione europea.
Stefano Bartolini, professore di Economia politica presso l’ Università degli Studi di Siena, muovendo dal tradimento delle promesse economiche in occidente, in particolare negli USA, dove si registra un alto tasso di infelicità parallelo alla crescita economica, ha espresso l’auspicio che gli Albanesi non abbraccino il turbo-capitalismo USA , come ha fatto l’Europa dell’Est, ma rafforzino l’identità nazionale, cambino modello, sviluppino fiducia nell’azione collettiva, recuperino e valorizzino le loro risorse tra le quali quelle turistiche offerte da un territorio bellissimo ancorché in parte devastato .
Goffredo Fofi , giornalista, direttore de Lo Straniero, rivista d’arte, cultura, scienza, società, dopo aver segnalato la sordità italiana nei confronti dell’Albania, il potere manipolatorio dei mass media e la morte del socialismo libertario a favore della ideologia dello sviluppo, ha affermato che è necessario un atteggiamento di maggiore curiosità da parte dell’Italia nei confronti dell’Albania per capirne il disagio, rafforzare la solidarietà fino ad oggi espressa e praticata solo da minoranze virtuose e far ripartire un “rapporto di saggezza” .
Secondo Fatos Lubonja politologo albanese, direttore della rivista Përpjekja, gli Albanesi, nell’incertezza sul tipo di sponda da raggiungere nel percorso di transizione dopo la collettivizzazione forzata e la dittatura che li teneva nella condizione di bambini obbedienti e controllati, hanno cercato di sopravvivere come individui sparsi, senza strumenti critici per costruire lo stato sulla loro cultura e hanno imitato l’occidente sviluppando un’economia unidirezionale basata sull’edilizia, dando potere ai mass media e permettendo il diffondersi della corruzione. Gli Albanesi devono fare la loro storia e non idealizzare l’occidente e devono opporsi al senso di disperazione che porta molti di loro ad abbandonare il Paese.
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