Itinerario Albanese: dall’emigrazione in Italia all’integrazione europea – 29 gennaio 2018
Il 29 gennaio 2018 si è svolto a Roma il convegno “Itinerario Albanese: dall’emigrazione in Italia all’integrazione europea” organizzato dall’associazione Occhio Blu Anna Cenerini Bova e EPOS (Agenzia Internazionale di Mediazione e Negoziazione) in collaborazione con Ambasciata della Repubblica d’Albania in Italia e IDOS (centro studi e ricerche).
Il dibattito ha evidenziato l’interessante crescita qualitativa dell’integrazione albanese: 35.000 imprenditori, una ottima scolarizzazione con un numero molto elevato di studenti universitari e liceali, una presenza femminile con un ruolo propulsivo nel creare un ponte tra le due società, un reddito pro-capite cresciuto a importanti livelli italiani.
La novità è che questo mezzo milione di albanesi è diventato anche un fattore di crescita di lavoro (imprenditori come produttori di occupazione) e di rapporti bilaterali tra l’ Italia e la madre patria. Dunque, con la crescita di know-how, gli albanesi sono diventati una forza propulsiva di reddito, occupazione, cultura( decine di artisti, docenti, scrittori a livello internazionale), buoni pagatori del fisco: una sorprendente realtà che rivoluziona l’ immagine e il ruolo del “‘vecchio migrante albanese” povero, ignorante, ladro di lavoro italiano.
Alla domanda, ma come hanno fatto? la risposta emersa è: alti numeri nelle scuole italiane a tutti i livelli, conoscenza della lingua italiana, importanti flussi di ricongiunzione familiare, intraprendenza imprenditoriale, senso di un mercato unitario italo- albanese, buona capacità di entrare nel mercato del lavoro italiano e, come detto, di creare lavoro.
All’acquisizione di know-how è collegato il tema del rientro : dopo una media di 7 anni di soggiorno all’estero spesso l’immigrato di ritorno in Albania utilizza le nuove competenze nel campo del commercio estero, delle piccole e medie imprese (per l’8%) ma soprattutto nel settore dell’agricoltura e del turismo sviluppando cooperazione tra le due economie e le due culture. L’Italia è al primo posto per scambi commerciali e culturali e al quinto per investimenti diretti. I comportamenti sociali degli albanesi che rientrano spesso riflettono i codici del Paese di accoglienza e, malgrado si presenti a volte il problema di doppia identità, si può parlare di un generale successo. A proposito di identità è stata anche sottolineata l’urgenza di mantenere la conoscenza della lingua d’origine per i soggiornanti all’estero come rivendicazione di identità superando il modello di assimilazione a favore della valorizzazione della cultura d’origine.
Nel corso del convegno è stato toccato anche il tema Albania-UE.
Il Parlamento è fervido sostenitore dell’ammissione dell’Albania e i giovani in particolare guardano all’ ingresso nella UE come opportunità di libero movimento. Si stanno facendo i necessari passi avanti nella lotta alla criminalità e le condizioni poste dalle UE fanno bene proprio alla comunità albanese. L’ ammissione dell’Albania porterebbe vantaggi anche alla UE e a questo scopo molto possono le circa 100 associazioni culturali albanesi attive in Italia. Traino reciproco tra Italia e Albania con la consapevolezza dei propri limiti e dei propri punti di forza’
IL convegno ha suscitato un forte interesse tra il grosso pubblico italiano e albanese, venuto anche da Tirana. Questa esperienza albanese è carica d’ insegnamenti per le emigrazioni più recenti e per l’amministrazione italiana, non nascondendo alcuni punti frenanti che pur si sono manifestati (scarsa rappresentatività politico – amministrativa, ridotto accesso al welfare, discriminazioni sul piano dei diritti, pregiudizi sociali).
Insomma, l’emigrazione, se ben seguita, può essere un fattore di crescita: appunto un valore aggiunto.