“Volevo essere madame Bovary”, il nuovo romanzo di Anilda Ibrahimi
Volevo essere Madame Bovary, il quinto romanzo di Anilda Ibrahimi pubblicato da Einaudi è da qualche giorno in tutte le librerie e sulla piattaforma Amazon.
Presentato in anteprima nazionale al Salone internazionale del Libro di Torino – ora in un tour di presentazioni nelle librerie in tutta l’Italia, per le date in aggiornamento si può visitare la pagina ufficiale dell’autrice – il nuovo romanzo di Anilda Ibrahimi è una storia di educazione sentimentale, ironica e intelligente, sulle insidie dell’appartenenza della memoria, sui modelli femminili da incarnare e ribaltare e sull’importanza di rimanere fedeli a ciò che siamo diventati.
“Volevo essere madame Bovary”
Hera è nata in un Paese del socialismo reale dove la donna lavora almeno quanto l’uomo e la bellezza è una colpa, soprattutto per una ragazza ambiziosa come lei. Da piccola divorava i romanzi di Tolstoj e Balzac, in cui le eroine sono tutte fedifraghe e di solito fanno una brutta fine, ma anche tanti libri di propaganda secondo cui l’ideale femminile è sposarsi e lavorare in campagna. Hera è cresciuta così, in bilico tra il desiderio di diventare qualcuno e la consapevolezza di dover rigare dritto, tra la voglia di vestirsi alla moda sfidando le censure del regime e i rimproveri di nonna Asmà. Poi, un giorno, è partita per Roma. In Italia all’inizio ha sofferto, si è sentita smarrita. Insieme a Stefano però ha trovato il suo centro: è diventata un’artista, ha dei figli che ama, non ha più avuto paura di sembrare troppo. E allora cosa ci fa a Tirana con Skerd, uno con cui non ha nulla da condividere se non il corpo? E perché insieme a lui sente pulsare così forte l’eco della lingua madre? Hera non è più quella ragazzina che cercava il grande amore nel dramma e negli uomini autoritari, ma ogni cosa intorno a lei sembra volerla ricacciare di nuovo nel passato da cui è fuggita. Con la sua voce essenziale e un umorismo più tagliente che mai, Anilda Ibrahimi ha scritto un romanzo sulle insidie dell’appartenenza e della memoria, sui modelli femminili da incarnare e ribaltare, sull’importanza di rimanere fedeli a ciò che siamo diventati quando il tempo insiste per riportarci indietro.
Anilda Ibrahimi
Anilda Ibrahimi è nata a Valona nel 1972. Ha studiato letteratura a Tirana. Nel 1994 ha lasciato l’Albania, trasferendosi prima in Svizzera e poi, dal 1997, in Italia. Il suo primo romanzo Rosso come una sposa è uscito presso Einaudi nel 2008 e ha vinto i premi Edoardo Kihlgren – Città di Milano, Corrado Alvaro, Città di Penne, Giuseppe Antonio Arena. Per Einaudi ha pubblicato anche il suo secondo romanzo L’amore e gli stracci del tempo (2009 e 2011, di cui sono stati opzionati i diritti cinematografici, premio Paralup della Fondazione Nuto Revelli). I suoi romanzi sono tradotti in sei Paesi. Nel 2012 ha pubblicato, sempre per Einaudi, Non c’è dolcezza e, nel 2017, Il tuo nome è una promessa.
Sulla scrittrice e le sue precedenti opere, l’intervento «Come se l’anno non avesse altri giorni»: Anilda Ibrahimi di Rosanna Morace alla presentazione del libro “Il tuo nome è una promessa”, tenuta il 7 giugno 2017 a Roma, organizzata dalla nostra associazione in collaborazione con la rivista Confronti e la Casa editrice Einaudi.